Come un cane che si morde la coda il giustizialismo che ha caratterizzato le rivendicazioni politiche del movimento 5 stelle fin dalle prime fasi della sua ascesa, lo ha portato ora a vedere il proprio garante politico, in un certo senso l’anima del movimento, indagato dalla magistratura. Beppe Grillo nello sviluppo delle indagini della magistratura di Milano ha visto perquisire gli uffici della sua beppegrillo srl di Genova si è dichiarato fiducioso nell’operato dei magistrati dopo che gli è stato notificato l’avviso di garanzia dalla procura. L’indagine riguarda un presunto traffico di influenze illecite per conto di Vincenzo Onorato (indagato per lo stesso motivo) il presidente dell’azienda di trasporti marittimi Moby Lines. Ma quali sono i capi d’accusa che sono contestati al padre del movimento pentastellato? E quante probabilità ci sono che ne esca pulito al termine delle indagini?
L’origine dell’indagine e le ombre sull’operato delle due società
Che questa indagine sia qualcosa di paradossale da affrontare per il movimento dei pentastellati è anche il tipo di reato contestato. Nel 2019 il governo allora a guida giallo-verde, attraverso la riforma della 346-bis aveva allargato il ventaglio di possibile applicazione di questo articolo nell’ipotesi di reato di mediazione illecita e traffico di influenze. L’inchiesta nascerebbe proprio grazie a questo ampliamento e ironicamente è lo stesso garante del movimento a finire sotto la lente d’ingrandimento nella magistratura di Milano. Nello specifico quello che viene contestato a Beppe Grillo sarebbe una parcella di 120.000 all’anno per due anni nel 2018 e 2019. Quest’attività per l’importo e per il ruolo pubblico del beneficiario sarebbe stata segnalata dalla Banca d’Italia e questo avrebbe aperto la strada per le indagini.
Formalmente, il compenso incassato alla società di Grillo da parte della Moby, la compagnia di traghetti dell’armatore Vincenzo Onorato, con cui Grillo intratterrebbe un’amicizia di lunga durata, sarebbe stata registrata come una “partnership”. Stando a quanto riportato dagli inquirenti il denaro sarebbe un corrispettivo per l’opera di mediazione illecita tra la società di traghetti e i parlamentari del movimento allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica al tema della tassazione delle aziende di trasporto di persone a garanzia della continuità territoriale.
L’allora ministro dei trasporti Toninelli in questi giorni ha negato pubblicamente qualsiasi coinvolgimento e qualunque favore richiesto da Grillo per conto dell’armatore. L’azienda che ha acquisito con una privatizzazione Tirrenia nel 2012, al fine di continuare a garantire l’importante servizio pubblico di continuità territoriale, verserebbe tra l’altro in una situazione finanziaria ai limiti della gestione fallimentare. Lo scorso 15 aprile dalla procura milanese è infatti arrivata la richiesta di fallimento sulla base di una situazione finanziaria con debiti deteriorati che si aggirano intorno ai 400 milioni di euro. Ma tornando a Grillo, cerchiamo di far chiarezza su quali possono essere i casi in cui questo reato può essere contestato.
Cos’è il traffico di influenze illecite e perché è un reato?
I rapporti che intessono politica e il mondo produttivo tendono per loro natura a intrecciarsi in modo complesso. Si guardi all’ultima indagine sulla fondazione Open di Matteo Renzi. Tuttavia, a volte chi occupa posizioni di rilevo nella pubblica amministrazione può favorire in modo illecito una certa attività della società civile creando le basi per far scattare le indagini nell’ipotesi di questo reato. Ma quando quali sono i casi in cui può essere commesso? Qual è la pena massima che può essere comminata?
Sono principalmente due le situazioni in cui si può essere indagati per traffico di influenze:
- • La promessa per sé o altri di denaro o altri beni in cambio della propria mediazione per sfruttare la propria relazione un pubblico ufficiale;
- • La promessa di denaro o altri beni perché si convinca un pubblico ufficiale a omettere o ritardare un atto di qualsiasi natura nell’esercizio delle sue funzioni.
Il reato di cui potrebbe essere chiamato a rispondere Grillo ricade pertanto nella prima casistica. Infatti, stando ai fatti riportati dai PM, il garante del movimento avrebbe agito da intermediario tra la Moby e i parlamentari del movimento sfruttando la sua posizione di guida di cinque stelle. La pena massima a cui si può essere condannati è di quattro anni.
Il danno di immagine del movimento potrebbe esser fatale
Non è un mistero che il movimento, alla prima esperienza di governo, è stato attraversato da continui allontanamenti spontanei ed espulsioni. Finora, per tener fede alla promessa elettorale, di politici estranei a qualsiasi procedimento penale, è ha subito un progressivo assottigliando i suoi ranghi. Tuttavia, il coinvolgimento in un’indagine, al cui giudizio potrebbero ancora mancare diversi anni prima o, e che ha interessato l’anima stessa del movimento coinvolgendo Grillo e Casaleggio potrebbe danneggiare politicamente il movimento. Infatti, triennio 2018-2020, non solo la società di Grillo, ma anche la Casaleggio associati, l’azienda di marketing digitale dei Casaleggio, avrebbe ricevuto degli importi pari a 600 mila euro dalla stessa Mobi, come spiega in un servizio riassuntivo Porta a Porta.
Pur se in attesa dell’operato della magistratura, il peso politico che l’indagine sta avendo potrebbe significare per il movimento una profonda rivoluzione interna per evitare il suo azzeramento nelle elezioni governative del 2023. La “buona notizia” almeno per i risvolti penali che potrebbe il procedimento è che dal 2012, c’è stata solo una condanna realmente comminata per la difficolta di dimostrare il reato imputato in sede di tribunale.